2013 - 2018

L'ASL di Brescia ha sottoscritto, il 24 aprile 2013, la Convenzione con il Ministero dell'Ambiente e Regione Lombardia per l'attuazione dell'accordo di programma del 2009 relativo al sito di bonifica di interesse nazionale "Brescia Caffaro"; la Convenzione riguarda le "valutazioni epidemiologiche e attività di biomonitoraggio e monitoraggio delle matrici alimentari". 
La firma della Convenzione consente all'ASL di Brescia di ottenere il finanziamento per due progetti già inseriti all'interno dell'Accordo di Programma: la realizzazione di un orto sperimentale  presso l'Istituto Tecnico Agrario Statale Giuseppe Pastori, finalizzato ad individuare quali specie vegetali possono essere coltivate in terreni inquinati senza che il prodotto risulti contaminato, e l'avvio di uno studio "caso-controllo" sui linfomi non Hodgkin e leucemie linfatiche. Quest'ultimo studio, esteso anche al melanoma, è cofinanziato da Regione Lombardia. La Regione ha approvato in totale 4 studi dell'ASL di Brescia finalizzati alla valutazione dell'esposizione al PCB nella popolazione e possibili effetti sulla salute (Delibera di Giunta X/141 del 17/05/2013 ad oggetto "Approvazione degli obiettivi del progetto <Inquinamento ambientale da PCB a Brescia: valutazione dell'esposizione nella popolazione e possibili effetti sulla salute> presentato dall'ASL di Brescia e assegnazione delle risorse finalizzate al raggiungimento degli obiettivi previsti"), il primo dei quali è stato avviato il 22 luglio 2013.

I progetti realizzati sono di seguito descritti

Studi di popolazione

  • Studio trasversale sull'esposizione a PCB nella popolazione generale dei comuni di Brescia, Castel Mella e Capriano del Colle

È iniziato nel luglio 2013 il campionamento di 800 persone di tutte le età al fine di verificare i livelli di PCB nel sangue dei residenti in aree a diverso livello di inquinamento, tenendo conto delle esposizioni lavorative ed alimentari. Sarà possibile monitorare l'evoluzione temporale della contaminazione da PCB rispetto ad una simile indagine di 10 anni fa.

 Risultati dell'indagine
 
Marzo 2014 Esposizione a PCB nella popolazione dei comuni di Brescia, Castel Mella e Capriano del Colle
 Novembre 2014 PCB Sierici nel 2014 - Popolazione di Castel Mella e Capriano del Colle

  • Indagine retrospettiva di approfondimento dei casi incidenti di melanoma, Linfomi Non Hodgkin, e tumore della mammella
    Le persone con tali tumori, per cui esiste una certa evidenza di associazione con i PCB, verranno studiate in maniera approfondita per poter avere una mappa georeferenziata di tali casi, ed indagare anche tramite questionari le esposizioni dovute a storia abitativa, occupazionale ed alimentare. In questo modo sarà possibile verificare se vi sia una maggiore incidenza tumorale nelle persone più esposte a PCB.

         Risultati dell'indagine
         
Ottobre 2014 Analisi con georeferenziazione dei casi di melanoma, linfomi NH e tumore della mammella

  • Studio caso-controllo su Linfoma Non Hodgkin, leucemia linfatica, melanoma in relazione a PCB
    Si valuterà se le persone con tali tumori (casi) abbiano livelli di PCB nel sangue superiori rispetto a persone senza tumore (controlli). Si tratta di uno studio analitico che permette di valutare e quantificare la relazione causale tra esposizione a PCB ed insorgenza dei tumori indagati.

         Dicembre 2016 - ConvegnoMelanoma e PCB: evidenza scientifica disponibile e risultati dello studio caso-controllo di ATS Brescia.

         Novembre 2018 - Convegno Laboratorio Brescia: LINFOMA NON HODGKIN E PCB.

  • Studio trasversale sull'esposizione a PCB nelle puerpere del comune di Brescia
    L'indagine è finalizzata alla valutazione dell'esposizione al PCB nelle puerpere, in particolare alla rilevazione dei livelli di PCB nel sangue e nel latte materno.

    Nel progetto approvato da Regione Lombardia con Delibera n. X/141 del 17/05/2013, è stata prevista la realizzazione di un'indagine relativa all'esposizione dei neonati attraverso lo studio del latte materno. L'indagine è stata finanziata da Regione Lombardia e svolta dalla Agenzia di Tutela della Salute di Brescia in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. Lo studio aveva l’obiettivo di misurare la presenza di sostanze inquinanti quali PCB e diossine nel latte materno di un campione di popolazione residente in alcuni comuni della provincia di Brescia per un totale di 80 donatrici: 40 residenti a Brescia città e Hinterland (Rezzato, Gussago, Val Trompia)  e 40 residenti nel territorio della Bassa Bresciana. La ricerca non aveva fini commerciali e la partecipazione allo studio è stata volontaria e non retribuita; l’adesione delle donne era finalizzata esclusivamente a favorire l’aumento delle conoscenze relative all’esposizione della popolazione ai contaminanti ambientali e alle possibili conseguenze sulla salute. Lo studio ha avuto una finalità unicamente osservazionale rispetto all'esposizione dei neonati attraverso il latte materno

    Novembre 2018 - ConvegnoLaboratorio Brescia: LINFOMA NON HODGKIN E PCB.

 

Studi di biomonitoraggio delle matrici ambientali

  • Valutazioni epidemiologiche ed attività di biomonitoraggio e monitoraggio delle matrici alimentari” cd. “Orto Sperimentale - 2013/2015

    Lo studio “Orto Sperimentale” è stato svolto in collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità, Agenzia di Tutela della Salute di Brescia e Istituto Tecnico Agrario Sperimentale Pastori: 10 specie orticole sono state coltivate in serra su quattro terreni a diverso livello di contaminazione, per valutare il trasferimento degli inquinanti dal suolo ai vegetali. Le sostanze valutate sulle matrici alimentari sono stati composti organici (Composti Organici Persistenti POPs, nello specifico diossine PCDD, furani PCDF e policlorobifenili PCB, unitamente a Idrocarburi Policiclici Aromatici IPA) ed inorganici (metalli pesanti: As, Cd, Pb e Hg). I risultati hanno mostrato valori sempre al di sotto del limite di azione per i PCB diossino simili e sempre al sotto dei valori di attenzione per diossine e furani. A seguito di valutazione congiunta con l’Istituto Superiore di Sanità, ATS ha in programma di verificare la conferma dei risultati ottenuti in “campo chiuso”, ripetendo l’esperimento in campo aperto (riferimento: quinto studio).

  • Studio sul trasferimento di contaminanti dal suolo ai prodotti agricoli in aree soggette ad ordinanza sindacale (a sud del SIN Caffaro) 2014/2015

    Partendo dalla conoscenza dei dati di inquinamento del suolo forniti da ARPA nella campagna 2014, è stata creata una banca dati, raccolti con modalità omogenee attraverso campionamenti ufficiali da ASL ed analizzati esclusivamente da laboratori pubblici di riferimento: Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna e Laboratorio di Sanità Pubblica dell’ASL di Brescia (ora ATS). Lo studio ha previsto incontri propedeutici con gli agricoltori ed i loro rappresentanti, con i Comuni di Brescia, Castel Mella e Capriano del Colle, e con i laboratori coinvolti nella ricerca per la organizzazione delle operazioni di raccolta, campionamento, conferimento in laboratorio, analisi e restituzione dei rapporti di prova. Nel 2014 sono stati campionati mais e sorgo (23 campioni). Nel 2015, a seguito dei risultati favorevoli ottenuti nel 2014, le ordinanze hanno consentito di estendere la sperimentazione ad altre colture: triticale, frumento, orzo, mais, soia (27 campioni). Sono inoltre state effettuate analisi su 4 campioni di latte munto da vacche nutrite coi foraggi coltivati nelle aree di interesse e analizzati, per evidenziare un eventuale effetto di bio-accumulo. I risultati delle analisi sui vegetali, svolte da laboratori pubblici accreditati, confrontati con i limiti imposti dal Regolamento (CE) 277/2012 e dalla Direttiva 32/2002/CE, hanno mostrato sempre livelli di contaminanti (POPs e metalli pesanti) al di sotto sia dei tenori massimi consentiti sia dei livelli di azione raccomandati. Inoltre le analisi sui campioni di latte vaccino hanno mostrato determinazioni sempre rispettose del Regolamento (CE) 1881/2006 e della Raccomandazione 2013/711/CE. A seguito dei risultati favorevoli, il Comune di Brescia, ha emesso per l’anno 2016 una ordinanza sindacale nella quale non era obbligatoria l’esecuzione di un campionamento in autocontrollo o ufficiale, per singola partita di prodotto, prima di commercializzare il mais (granella e trinciato). Nel corso del 2016 ATS di Brescia ha monitorato con campioni random la produzione di mais nei terreni interessati.

  • Studio sperimentale sul trasferimento dei contaminanti dal suolo ai vegetali nel Sito di Interesse Nazionale "Brescia Caffaro" - 2016

    Avviato nel 2016 da ATS di Brescia ed ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste) per valutare il trasferimento di alcuni inquinanti dal suolo ai prodotti agricoli in aree con i livelli di contaminazione più significativi all'interno del SIN. Sono stati seminati triticale, orzo, frumento, mais, soia, girasole e canapa. La raccolta ha rispettato rigorosi protocolli, volti ad evitare l'imbrattamento da terra del prodotto, principale veicolo di contaminazione da parte delle sostanze in studio, e a prevenire qualsiasi esposizione impropria per gli addetti. I risultati delle analisi di triticale, orzo, frumento e mais svolte da laboratori pubblici accreditati, confrontati con i limiti di conformità imposti dal Regolamento (CE) 277/2012 e dalla Direttiva 32/2002/CE, hanno mostrato livelli di contaminanti (POPs e metalli pesanti) al di sotto dei tenori massimi consentiti dalla norma e anche delle soglie di azione indicate nella Raccomandazione (UE) 711/2013. La variabilità dei risultati analitici registrati nella granella di soia merita opportuni ulteriori approfondimenti e non consente, ad oggi, di riproporla per la reintroduzione nell’area SIN. Sia il seme che il fusto della canapa hanno mostrato criticità che ne sconsigliano la reintroduzione in area SIN.

  • Passaggio di contaminanti nelle produzioni agricole nelle aree esterne al SIN oggetto di ordinanza – 2017

    Si tratta della prosecuzione, negli anni 2017 e 2018, della esperienza, già maturata sulla essenza mais nelle forme di granella e trinciato, su altre specie vegetali ritenute utili per l’interesse agricolo: grano, orzo e soia in granella. Il progetto, realizzato da ATS Brescia in accordo con i proprietari dei suoli che hanno messo a disposizione a titolo gratuito le aree dedicate, è avvenuto su appezzamenti di superficie pari o superiore a 250 metri quadrati, su ognuno dei quali è stata coltivata una delle essenze oggetto di sperimentazione. Il numero statisticamente significativo dei campioni di granella di grano e orzo, tutti risultati non contaminati da PCB, PCDD/F e metalli pesanti, a prescindere dal livello di contaminazione dei suoli, ci consente di confermare l’ipotesi che, per queste essenze, la contaminazione avvenga pressoché esclusivamente attraverso l’insudiciamento da parte di terriccio e polveri inquinate, mentre non appare significativo un inquinamento da assorbimento radicale. Per la soia non è al momento possibile giungere alle stesse conclusioni perché l’esiguo numero di campioni, pur risultati tutti favorevoli, non è ancora statisticamente significativo: le indagini dovranno continuare nelle prossime annate agrarie per consentire la raccolta di circa 70-75 campioni. Il tempo necessario per concludere la sperimentazione anche per la soia dipende dalla numerosità degli agricoltori che aderiranno alla proposta di seminarla, anche soltanto in porzioni dei loro campi di superficie contenuta ( 250-500 m2), e di portarla a maturazione per la raccolta. L’insieme dei risultati, consente di prevedere che, con l'adozione di procedure specifiche a tutela dei lavoratori e dei consumatori , si possa giungere al pieno recupero di queste aree per un utilizzo agricolo compatibile con le rotazioni che fisiologicamente sono necessarie al mantenimento della fertilità dei suoli e alla conduzione di fondi nel rispetto delle normative vigenti.

  • Rivalutazione dei risultati dell’Orto Sperimentale con coltivazione in campo - 2016/2018

    Viste le conclusioni dello studio “Orto Sperimentale”, nelle quali è stata sottolineata l’opportunità di verificare i risultati ottenuti eseguendo la stessa sperimentazione in campo aperto, il presente studio è stato condotto direttamente nell’area SIN già zona di svolgimento del progetto 2016 con ERSAF (riferimento: terzo studio), in pieno campo. Le attività sono state realizzate da ATS Brescia e ERSAF con l'obiettivo di: valutare il potenziale trasferimento suolo-pianta in diverse specie orticole di alcuni tipici contaminanti presenti nei suoli del SIN “Brescia-Caffaro”, attraverso la simulazione di quelle che potrebbero essere le condizioni reali di un orto privato gestito da un comune cittadino in area interessata dalla contaminazione “Caffaro”; valutare l’impatto di un ritorno di attività agricole all’interno di un sito contaminato quale quello di “Brescia-Caffaro”, con particolare riferimento alle lavorazioni del terreno e alle diverse forme con cui queste possono essere attuate, dalle tecniche di agricoltura tradizionale a quelle di agricoltura conservativa. I risultati analitici dello studio del trasferimento degli inquinanti dal suolo alle essenze orticole hanno mostrato franca criticità per la coltivazione di carota (non sbucciata), lattuga, patata (non sbucciata), prezzemolo, radicchio rosso, spinacio fagiolini, peperone e zucchina, sia pacciamata che non pacciamata: tutte queste essenze sono risultate contaminate da più di un POP. Al momento attuale le uniche due essenze che sono risultate indenni da contaminazione sono verza e pomodoro, quindi si può consentire la loro coltivazione su terreno contaminato. Nel 2018 è stata avviata la coltivazione di altre essenze nelle stesse dodici parcelle, ripetendo anche la semina di carote e patate, con la finalità di verificare se il problema dell’inquinante può essere ovviato soltanto con la sbucciatura, e quella di peperone, fagiolino e zucchina, risultate non conformi anche al ricontrollo analitico. La finalità della prosecuzione della sperimentazione è quella di testare differenti essenze orticole per verificarne la possibilità di reinserimento nella coltivazione degli orti privati del SIN, senza rischi per la salute degli ortolani e dei consumatori.

    Ulteriore obiettivo delle attività svolte è stato quello di studiare il rischio per gli operatori addetti alle diverse lavorazioni agricole nonché elaborare modelli per valutare il rischio per la popolazione residente in prossimità delle aree agricole oggetto di coltivazione in termini di sollevamento delle polveri. Le specie che sono state coltivate in campo sono: prezzemolo; sono state  collocate in un’area agricola interna al perimetro del SIN, in una zona che, sulla base di caratterizzazioni di dettaglio svolte da ERSAF nel 2014, dovrebbe essere fortemente contaminata.                                        La valutazione tossicologica, effettuata dalla UO Igiene Tossicologia Prevenzione Occupazionale della Cattedra di Igiene Industriale dell’Università degli Studi di Brescia, sul caso in esame considerando lo scenario di esposizione peggiore ai tre POPS ha calcolato un quoziente di rischio per ciascuno inferiore a 1 ed un fattore di pericolo per le esposizioni aggregate anch’esso inferiore a 1 , quindi una esposizione accettabile per il non determinarsi di effetti avversi tossici non cancerogeni. Per la stima del rischio tossicologico cancerogeno l’applicazione del modello connesso alla esposizione inalatoria evidenzia un Rischio incrementale di tumore per le esposizioni aggregate pari a 7.53 E-06, quindi inferiore a 10 E-6, corrispondente ad una condizione di accettabilità del rischio cancerogeno secondo i criteri EPA.

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 16/03/2024