2004 -2005

Il mandato ricevuto dal Comitato Tecnico Scientifico, che aveva concluso nel 2003 il suo compito, fu raccolto da un nuovo gruppo di lavoro costituito nel 2003 con deliberazione del Direttore Generale n. 904 del 31 dicembre, che indirizzò la propria attività sulla delimitazione dell'area inquinata da organo clorurati persistenti, con indagini sull'acqua impiegata direttamente o indirettamente a scopo umano, sugli alimenti di origine animale e vegetale destinati al consumo umano ed al consumo zootecnico in aree contaminate, e con analisi di studi della contaminazione dei vegetali. I risultati di tale attività furono riportati in una relazione del dicembre 2005.
Nell'ambito della convenzione tra Istituto Superiore di Sanità e ASL di Brescia nel 2005, al termine del mandato del gruppo di lavoro PCB, l'Istituto concluse lo studio sui livelli e profili di PCDD, PCDF, PCB in campioni di carne bovina provenienti da allevamenti interessati dall'inquinamento originato dalla Caffaro: esistevano relazioni tra la contaminazione dei terreni, dei foraggi e l'esposizione dei consumatori.
Fu riconfermato che nelle zone interessate al fenomeno di inquinamento non erano presenti quantità significative di diossine, escludendo le supposizioni che l'episodio Caffaro fosse paragonabile a quello di Seveso. Questa affermazione fu sostenuta dall'analisi di tutte le matrici ambientali e biologiche animali ed umane esaminate. Furono confermati i livelli di PCB rilevati in diverse indagini condotte dall'ASL sui gruppi di popolazione più esposti e su quelli di altre aree della città.
I campioni delle diverse matrici (alimentari, ambientali e biologiche) provenienti dalla zona immediatamente vicina all'industria Caffaro superavano i limiti di legge o i valori misurati in altre popolazioni investigate; i valori nel loro complesso indicavano l'esistenza di una contaminazione di tipo industriale causata, vista la natura e composizione della miscela degli inquinanti, dalla ditta Caffaro.
Il Comitato Tecnico Scientifico stabilì la modalità di trasferimento dei contaminanti attraverso la catena alimentare e l'entità del bio-accumulo negli esseri viventi mediante la contaminazione dei terreni attraverso le rogge o per deposizione atmosferica diretta. Furono dimostrati i seguenti fenomeni:

  • l'evaporazione-condensazione per il fieno che resta a contatto diretto con il terreno e limitatamente ai cogeneri di PCB più volatili
  • il deposito a seconda della tipologia del vegetale e ripartizione all'interno dei tessuti
  • l'accumulo negli organismi animali che hanno assunto vegetali contaminati
  • l'assunzione da parte dell'uomo, trasferimento nel flusso ematico e ripartizione in tessuti e organi.

Il gruppo di lavoro proseguì lo studio, già intrapreso nel 2001, di follow-up sulle persone con elevato PCB ematico: nel 2004 furono esaminati 98 soggetti, con esami ripetuti nello stesso laboratorio nel 2003-2004, residenti nel comune di Brescia, non rilevando alcuna variazione significativa tra i valori di PCB rilevati nel 2003 e 2004, indipendentemente dai valori iniziali, dal luogo di residenza, età e sesso.
Per quanto riguardava le possibili associazioni con patologie endocrine e con livelli ormonali, le persone con PCBemia elevata risultavano avere una maggiore prevalenza di patologie tiroidee, in base a quanto da essi riferito, in molti casi manifestatesi molti anni prima della misurazione della PCBemia; per questi soggetti fu attivata una convenzione con gli Spedali Civili di Brescia per controlli endocrinologici aggiuntivi. Non risultò una maggiore prevalenza per diabete mellito, dislipidemie, ipertensione arteriosa, patologie andrologiche, ginecologiche ed ostetriche. Non furono rilevate associazioni tra livelli di PCBemia e livelli di T3T4 e degli altri ormoni indagati.

Furono intrapresi studi epidemiologici su diverse patologie in relazione alla esposizione a PCB nella popolazione bresciana, riportati nel documento Indagine sull'esposizione a PCB nella popolazione generale di Brescia del giugno del 2004.
Fu eseguito uno studio sulla concentrazione di PCB nel sangue, confrontando un campione di 100 persone con diagnosi di cancro del fegato, e un campione di 100 persone, degenti in ospedale per altra patologia, non affette da cancro al fegato. I risultati di tali indagini non furono considerati sufficientemente significativi per attribuire al PCB un ruolo favorente o concausale il cancro al fegato, particolarmente frequente nel territorio bresciano.
L'Università degli Studi condusse uno studio nel comune di Brescia sui malati di linfomi non Hodgkin e sarcomi dei tessuti molli, confrontando le aree di residenza dei malati: il risultato dimostrò che in assenza di misure di esposizione, rilevabili misurando il PCB nel sangue dei malati, la residenza era un indicatore non sufficientemente significativo.

Ultimo aggiornamento: 16/03/2024